REGOLAZIONE DELLE EMOZIONI NEI BAMBINI

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La regolazione emotiva è un complesso costrutto che caratterizza i processi che consentono ad un individuo di gestire l’arousal emotivo. Ossia i meccanismi psicologici che consentono ad un individuo, una volta adulto, di saper gestire gli stati emotivi aversivi (come ansia, paura, disgusto, noia, etc) come anche quelli non appetitivi (felicità, piacere etc.).

I processi di regolazione emotiva iniziano a svilupparsi già durante il periodo neonatale e sono elaborati e ampliati durante l’infanzia e l’adolescenza. A determinare questi processi ci sono sia caratteristiche intrinseche dell’individuo che influenze sociali ed ambientali.

La comprensione del normale sviluppo della regolazione emotiva è fondamentale per capire qualsiasi intervento clinico per il suo opposto, ossia la grave disregolazione emotiva tipica di molti disturbi psichiatrici tra cui anoressia, bulimia, binge eating disorder, ma anche disturbi di personalità borderline etc.

Regolazione emotiva

Regolare le proprie emozioni è un aspetto centrale nello sviluppo psicologico di ogni individuo. Una buona capacità di regolazione emotiva consente infatti di avere buone relazioni, un funzionamento socio-lavorativo adeguato e, in definitiva, un migliore stato di benessere psicologico. Centrale diventa quindi la capacità di regolare le proprie emozioni.

La capacità di regolare le proprie emozioni è una competenza che i bambini imparano quindi grazie al supporto dei genitori. Una buona capacità di regolazione delle emozioni favorisce poi nell’adolescenza  e nella prima età adulta migliore salute psicologica, buona autostima e capacità ad affrontare le sfide della vita. La regolazione emotiva è caratterizzata dal processo attraverso cui un individuo gestisce emozioni attivanti.

Il processo di regolazione emotiva inizia già nel periodo neonatale ed è elaborata ed espansa tra l’infanzia e l’adolescenza. Coinvolge sia aspetti ereditabili (quindi genetici) dell’individuo che influenze sociali e relazionali del contesto in cui si nasce e si cresce (Crowell, 2021).

Cos’è la regolazione emotiva

Secondo una recente review (Crowell, 2021), la regolazione emotiva può essere suddivisa in due diverse componenti. La componente reattiva e la componente regolatoria.

La componente reattiva

La componente reattiva si riferisce a due principali aspetti:

a) la soglia alla quale un bambino (o un soggetto) risponde ad un determinato stimolo, come può essere un suono o un tocco. Ossia valuta quanto un soggetto sia più o meno “sensibile”.

b) al tipo o livello di intensità di uno stimolo che determina l’emozione negativa. Diverse persone possono trovare negativi stimoli diversi o a rispondere solo a determinate intensità e non altre.

La componente reattiva, così presentata, mostra alcuni parallelismi con il concetto di irritabilità, aspetto centrale nella psichiatria ma anche nella neuropsichiatria infantile, soprattutto se prendiamo in considerazione gli stimoli negativi. Questi aspetti sono largamente influenzati dalla genetica e vanno a definire il temperamento di base.

La componente regolatoria

La componente regolatoria invece fa riferimento a quegli aspetti che consentono al bambino di non agire in modo reattivo, ma di modulare la propria risposta emotiva. Questa componente già presente alla nascita si sviluppa gradualmente nel corso degli anni, fino allo sviluppo di una regolazione emotiva efficiente e adulta.

Sviluppo della regolazione emotiva

Lo sviluppo di una sana regolazione emotiva è quindi frutto di un processo complesso che si sviluppa nell’arco degli anni e che è influenzato sia da cause genetiche che da fattori socio-relazionali e ambientali.

Possiamo sinteticamente suddividere lo sviluppo della regolazione emotiva in diversi periodi di tempo, o fasi, che sono consecutive e che abbracciano tutti gli anni di vita prima della vita adulta. Nello sviluppo della regolazione emotiva, come di qualsiasi altro sistema, fondamentale è la finestra di sviluppo.

Nascita e primi mesi

Sin dalla nascita i bambini hanno, in modo innato una serie di strategie comportamentali volte a mantenere e costruire un legame con una figura di riferimento (in genere la madre). Sorrisi, pianti, ricerca del seno, sono tutti comportamenti volti non solo all’ottenere risorse, ma anche alla costruzione di un legame di attaccamento con la figura materna  (Crowell, 2021).

Dai 3 ai 6 mesi circa i bambini tendono a raggiungere un equilibrio interno dei ritmi fisiologici. Tendono a mangiare, dormire ed evacquare più o meno negli stessi momenti della giornata. E questo facilità i genitori che così possono prevedere i futuri bisogni del bambino e rispondere prontamente alle sue esigenze (Janelle et al., 2016).

Dai tre ai sei mesi

Dai 3 ai 6 mesi i bambini aumentano la capacità di controllare la propria attenzione e di conseguenza anche di regolare il loro arousal (attivazione). Il controllo volontario dell’arousal avviene attraverso l’alerting ossia uno stato di attenzione prolungato, il coinvolgimento di altre persone, l’abituazione e attraverso l’espansione delle abilità motorie (Swingler et al., 2015).

Il bambino è quindi un po’ più autonomo, inizia a chiedere e ricevere più facilmente ciò di cui ha bisogno o che desidera. É in questa fase che si sviluppa il disengagement attentivo, cioè la capacità di spostare l’attenzione da stimoli sociali (come le persone) a stimoli non sociali (come i giochi).

Durante questa fase i momenti caratterizzati da un affetto positivo (felicità, rilassamento, divertimento etc.) aumentano e si riducono quelli aversivi.

Infanzia

Durante l’infanzia il bambino migliora la propria capacità di saper leggere le emozioni nei visi degli altri, anche se ancora non sanno controllare le proprie emozioni in modo indipendente.

In questa fase abbiamo infatti un picco di comportamenti aggressivi, ma compaiono anche i primi controlli comportamentali.

Progressivamente il comportamento dei bambini si adegua alle richieste dei genitori. Il bambino, seppur con iniziale difficoltà, riesce a dilazionare il soddisfacimento dei bisogni e ad avere un maggiore controllo sul suo comportamento (Kochanska et al., 2000)

Linguaggio e teoria della mente

Con il progressivo sviluppo delle abilità linguistiche i genitori iniziano a parlare ai bambini di emozioni, e questi raggiungono la capacità di riconoscerle in se stessi e negli altri. Questo passaggio è necessario per la cosidetta “Teoria della Mente” o ToM. ossia la capacità di attribuire pensieriemozioni e bisogni a se stessi e agli altri (LaBounty et al, 2006; Poulin-Dubois, D. et al., 2020)

Lo sviluppo della capacità autoriflessiva consente ai bambini non solo di sentire, ma anche di riflettere sulla propria esperienza emozionale, esprimendo così i propri bisogni, e comprendere così anche sentimenti e motivazioni altrui.

Attaccamento

Il sistema di attaccamento, ossia la costruzione di una buona e sicura relazione con un genitore di riferimento, si struttura nell’arco del primo anno di vita. Per valutare l’attaccamento in bambini piccoli, in neuropsichiatria infantile o psicologia dello sviluppo, si valutano i comportamenti del bambino in situazioni nuove o inaspettate.

In particolare la Strange Situation, una situazione sperimentale definita da Mary Ainsworth (Ainsworth, M. D. S., & Bell, S. M., 1970), viene usata per valutare lo stile di attaccamento del bambino. Che può essere:

  • sicuro
  • insicuro evitante
  • insicuro ambivalente
  • disorganizzato

La qualità dell’attaccamento nel bambino varia in base ai livelli di disponibilità, sensibilità e reattività del caregiver ai bisogni del bambino stesso. In media dei genitori, ma più in generale delle figure che maggiormente si prendono cura di lui. (Ainsworth, M. D. et al., 1978).

Attaccamento sicuro

Lo stile di attaccamento sicuro è caratterizzato da un bambino che cerca il contatto fisico con la figura di attaccamento quando è spaventato o insicuro, ma si rilassa rapidamente quando la figura di attaccamento ritorna.

Il bambino è anche in grado di esplorare l’ambiente nuovo se è presente la figura di attaccamento.

Uno stile di attaccamento sicuro è in genere associato, nell’età adulta, ad una migliore regolazione emotiva e ad un più efficace successo nelle relazioni interpersonali.

Attaccamento insicuro-evitante

Lo stile di attaccamento insicuro-evitante è caratterizzato da un bambino che evita la figura di attaccamento quando è spaventato o insicuro. Il bambino può anche apparire indifferente alla figura di attaccamento quando questa ritorna. Il bambino tende ad esplorare il ambiente in modo indipendente.

Uno stile di attaccamento insicuro-evitante è maggiormente associato, in età adulta, alla tendenza a sopprimere le proprie emozioni in situazioni emotivamente molto intense, all’evitare la vicinanza emotiva con gli altri e al desiderio di non dipendere dagli altri.

Attaccamento insicuro-ambivalente

Lo stile di attaccamento insicuro-ambivalente è caratterizzato da un bambino che cerca il contatto fisico con la figura di attaccamento quando è spaventato o insicuro, ma può anche apparire arrabbiato o aggressivo verso la figura di attaccamento quando questa ritorna. Il bambino può avere difficoltà a esplorare il ambiente.

Questo stile di attaccamento spesso si associa ad una scarsa valutazione di sè, e ad uno stile di relazioni in cui il soggetto spesso teme che l’altro non sia significativamente coinvolto, o non stia investendo nella relazione.

É presente spesso una grande paura dell’abbandono, che viene parzialmente mitigata dalle continue attenzioni dell’altro.

Attaccamento disorganizzato

Lo stile di attaccamento disorganizzato è caratterizzato da un bambino che mostra segni di disorganizzazione quando è spaventato o insicuro. Il bambino può apparire confuso o incerto su come reagire alla figura di attaccamento. Il bambino può anche avere difficoltà a esplorare l’ambiente.

Per gli adulti con questo stile di attaccamento, il partner e la relazione stessa sono spesso fonte sia di desiderio che di paura. Le persone che evitano la paura vogliono intimità e vicinanza, ma allo stesso tempo hanno problemi a fidarsi e dipendere dagli altri.

Non regolano bene le loro emozioni ed evitano un forte attaccamento emotivo, a causa della loro paura di farsi male.

Per maggiori informazioni

Per maggiori informazioni è possibile contattare il servizio ambulatoriale di Neuropsichiatria Infantile dell’Ospedale Maria Luigia

Bibliografia

  1. Crowell, J. A. (2021). Development of Emotion Regulation in Typically Developing Children. Child Adolesc Psychiatr Clin N Am, 30(3), 467-474. DOI: 10.1016/j.chc.2021.04.001. PubMed
  2. Swingler, M. M., Perry, N. B., Calkins, S. D., & Bell, M. A. (2015). Neurophysiological correlates of attention behavior in early infancy: Implications for emotion regulation during early childhood. Journal of Experimental Child Psychology, 142, 245-61. DOI: 10.1016/j.jecp.2015.08.007. PubMed
  3. Kochanska, G., Murray, K. T., & Harlan, E. T. (2000). Effortful control in early childhood: Continuity and change, antecedents, and implications for social development. Developmental Psychology, 36(2), 220-232. DOI: 10.1037/0012-1649.36.2.220. PubMed
  4. Zeman, J., Cassano, M., Perry-Parrish, C., & Stegall, S. (2006). Emotion regulation in children and adolescents. Journal of Developmental & Behavioral Pediatrics, 27(2), 155-168. DOI: 10.1097/00004703-200604000-00014. PubMed