LA COLLABORAZIONE PUBBLICO PRIVATO

collaborazione pubblico privato

Il 26 ottobre, a Monticelli Terme (Parma), si è tenuto un congresso regionale dal titolo “Patologie complesse e pazienti complessi: la specializzazione della psichiatria e il ruolo pubblico degli ospedali privati”. L’occasione ha visto riuniti medici e dirigenze appartenenti alla rete dei dipartimenti di salute mentale dell’Emilia Romagna, operanti presso i servizi pubblici della AUSL e gli ospedali privati accreditati.

La strada dell’integrazione tra pubblico e privato, ha ricordato Massimo Fabi (Direttore Generale della AUSL di Parma), ha radici lontane nella riforma del SSN del 92/93 e, in Emilia Romagna, è percorsa da 15 anni con convinzione.  Il modello dell’Emilia Romagna, comparato con quello di altre regioni, ha la particolarità di essere maggiormente improntato alla piena collaborazione tra produttori, con minore enfasi sulla competizione. E la psichiatria di Parma è una esperienza compiuta poiché vede pienamente integrati nel dipartimento di salute mentale sia l’Università sia Maria Luigia, l’ospedale privato accreditato del territorio specializzato nel settore.

Il presidente dell’AIOP regionale Mario Cotti ha evidenziato le problematiche che, in generale e nel settore specifico, portano con sé le politiche di finanziamento nazionali e le recenti misure della spending review. La componente privata della rete dei servizi ospedalieri regionali ha infatti già visto più volte una progressiva razionalizzazione, che rende impattanti le misure recenti, in particolare per le imprese in maggiore difficoltà. Inoltre, e ciò vale ancora più per il settore della psichiatria, sono nel tempo stati introdotti standard qualitativi piuttosto elevati, che possono rendere non applicabile una strategia di finanziamento omogenea a livello nazionale.

Nello sviluppo dei lavori è stato anche premesso che i sistemi sanitari nazionali sono sì perlopiù esclusi dalle competenze comunitarie, ma ciò non toglie che la UE abbia espresso un orientamento molto chiaro sulla mobilità dei pazienti, sulla pluralità e parità degli erogatori pubblici e privati, sulla competizione basata sulla qualità, sulla terzietà del sistema di controlli. Sistema di controlli che in alcune regioni, pur in assenza del criterio di terzietà, ben si è sviluppato e che porta a ritenere, perché verificato nell’esperienza, che sulla responsabilizzazione della sanità privata si possa lavorare e fare affidamento.

Nel modello europeo conta infatti la finalità della erogazione, e la finalità dei soggetti privati accreditati è la fornitura di un servizio pubblico, cioè di un servizio di interesse generale. Non si tratta quindi a tutti gli effetti di “privati”, ma di servizi pubblici che funzionano con capitale privato. Diventa quindi necessaria una corretta ed equa gestione del rapporto pubblico-privato, ove anche i parametri di remunerazione dei produttori siano omogenei.

Ma in Italia il pregiudizio sul privato rimane, e ciò dispiace e offende. Particolare è poi la situazione della psichiatria, ove una posizione ostile al “privato” trova facilmente ulteriori spunti in quadri regionali tra loro molto diversi e che talvolta non hanno risorse e sistemi di governo e controllo sufficienti. Tali posizioni non nascono certo in anni recenti, ma permangono. Si veda ad esempio quanto recentemente pubblicato sulle pagine de IlSole24Ore Sanità (9-15 ottobre, “Psichiatri contro Psichiatri”). Esse sono non ascrivibili a cattiva volontà o disposizione dei professionisti, ma ad un contesto in generale ancora affetto da divisioni, insufficiente identità professionale, ideologia. Un giudizio che pertanto inevitabilmente tende ad essere poco contestuale, e prescinde dal funzionamento concreto dei modelli che sul nostro territorio da anni dimostrano di poter funzionare.

Ovviamente per un corretto rapporto pubblico-privato non basta un sistema rigoroso di controlli, ma occorrono anche meccanismi di finanziamento coerenti. Un sistema di tariffe rigido non incentiva la qualità; anzi, può spingere a risparmiare sul servizio. Oggi poi la psichiatria si è altamente differenziata, non è più la stessa di trenta anni fa. E di conseguenza gli stessi sistemi di finanziamento rivelano ancora più la loro inadeguatezza. Il trattamento di una anoressia nervosa non ha in effetti nulla in comune con il trattamento di un paziente psicotico in età avanzata con deterioramento cognitivo. La rete ospedaliera privata accreditata dell’Emilia Romagna si è da tempo organizzata per “prodotti” che richiedono competenze diverse, percorsi diversi, formazione specifica, risorse e quant’altro.

E tutto ciò è stato sancito dal percorso dell’accreditamento che ha dato una definizione precisa dei requisiti, per ciascuno di essi. Si parla di ospedalizzazione intensiva per l’emergenza psichiatrica (nei reparti cosiddetti SPOI), di disturbi del comportamento alimentare, di neuropsicogeriatria, di doppie diagnosi, di neuropsichiatria infantile, di altre frontiere quali la psichiatria nell’adolescenza e la psichiatria “carceraria”, con riferimento a un numero crescente di soggetti con misure restrittive che devono essere messi in condizione di beneficiare dei trattamenti specialistici.

Questa configurazione, assunta dagli ospedali privati accreditati in Emilia Romagna nell’ambito di un programma di rinnovamento e riconversione dei servizi concertato con la parte pubblica e che ha trovato piena espressione formale in una sezione dedicata alla salute mentale degli accordi AIOP – Regione (di cui alla DGR 1654 dell’anno 2007 e quindi della più recente DGR 1920 dell’anno 2011), dimostra quali siano le potenzialità degli stessi. Il privato può dunque essere un interlocutore agile e duttile nell’offerta. Infatti in Emilia Romagna tutti i letti coperti dai budget pubblici sono in rete con i DSM, e ne condividono gli obiettivi di sviluppo come parte integrante e funzionante dei percorsi.

Prof. Giuliano Turrini

Rappresentante psichiatria AIOP presso la Regione Emilia Romagna

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