Nel panorama della neuropsicologia e delle neuroscienze affettive, un nome spicca per il contributo pionieristico offerto volto alla comprensione del funzionamento emotivo: Jaak Panksepp (1943–2017). Le sue ricerche innovative hanno portato alla formulazione del modello dei sette sistemi emotivi di base, esposti in particolare nel suo volume fondamentale Affective Neuroscience: The Foundations of Human and Animal Emotions (Panksepp, 1998). Questo modello individua sistemi emotivi sottocorticali che si attivano nelle risposte affettive e motivazionali, accomunando esseri umani e altri mammiferi. Tali sistemi includono: SEEKING (Cerca), FEAR (Paura), RAGE (Rabbia), LUST (Desiderio sessuale), CARE (Cura), PANIC/GRIEF (Panico/Tristezza) e PLAY (Gioco).
L’innovazione di Panksepp consiste nell’aver mostrato che queste emozioni fondamentali non solo determinano il comportamento e l’esperienza soggettiva, ma hanno anche basi neurochimiche e anatomiche specifiche, comuni a diverse specie di mammiferi (Panksepp & Biven, 2012). L’importanza di tale modello si riflette in più ambiti: dalle implicazioni cliniche (diagnosi e trattamento di disturbi psicologici psichiatrici) alle possibili applicazioni nella vita quotidiana, per promuovere il benessere emotivo e migliorare le relazioni interpersonali.
Le emozioni rappresentano uno degli aspetti più affascinanti e complessi della nostra esperienza umana. Da sempre, filosofi, psicologi e neuroscienziati si interrogano sull’origine dei vissuti emotivi, cercando di spiegare come possano influenzare il comportamento, la percezione di sé e la relazione con gli altri. Tra i diversi approcci emersi nel corso del tempo, uno dei più influenti è senza dubbio quello proposto dal neuroscienziato Jaak Panksepp (1943–2017). Le sue ricerche hanno portato un significativo sviluppo della nostra comprensione delle emozioni, mostrando come esistano sistemi emotivi di base profondamente radicati nelle strutture “antiche” del nostro cervello.
Jaak Panksepp è stato un neuroscienziato di origine estone, attivo prevalentemente negli Stati Uniti. Considerato il “padre delle neuroscienze affettive”, egli ebbe l’intuizione che le emozioni fossero il risultato di specifici circuiti neurali e neurochimici, comuni a numerose specie animali. Nel suo libro Affective Neuroscience: The Foundations of Human and Animal Emotions (1998), Panksepp ha presentato una teoria articolata su sette sistemi emotivi di base, situati a livello sottocorticale.
Questi sistemi, chiamati anche “sistemi di azione emotiva”, si attivano in risposta a particolari stimoli e concorrono a plasmare il nostro comportamento, i nostri vissuti emotivi e persino i legami sociali. In questo articolo parleremo dei sette sistemi emotivi di base ipotizzati da Panksepp.
Il sistema SEEKING – definito anche “sistema della ricerca” – coinvolge circuiti dopaminergici mesolimbici e mesocorticali, in particolare l’area tegmentale ventrale (VTA) e il nucleus accumbens (Panksepp, 1998). Si tratta del motore che ci spinge all’esplorazione dell’ambiente, alla curiosità e alla ricerca di ricompense (Berridge & Robinson, 1998).
Il sistema FEAR regola le risposte di difesa di fronte a minacce reali o percepite (LeDoux, 1996). Strutture chiave includono l’amigdala, l’ipotalamo e la sotanza grigia periacqueduttale (PAG).
Il sistema RAGE – che in italiano traduciamo come “rabbia” o “collera” – è spesso attivato da frustrazione o dalla sensazione di subire un’ingiustizia. Dal punto di vista evolutivo, è un sistema difensivo-aggressivo che può emergere in situazioni in cui l’individuo percepisce una minaccia alla propria integrità fisica o psicologica.
Il sistema LUST è associato ai comportamenti sessuali, al desiderio e all’attrazione. Svolge un ruolo chiave nella riproduzione e nella formazione di legami di coppia. Le principali aree neurali coinvolte includono regioni ipotalamiche e vari neurotrasmettitori come gli ormoni sessuali (testosterone, estrogeni) e l’ossitocina.
Il sistema CARE riflette l’insieme di comportamenti associati alla protezione, al nutrimento e alla cura della prole o di individui bisognosi. Questo sistema è sostenuto da ormoni come l’ossitocina e la prolattina, che favoriscono il legame affettivo e la propensione ad accudire gli altri.
Il sistema PANIC/GRIEF è associato alle risposte alla separazione, alla perdita e al lutto. Quando un mammifero subisce una separazione forzata o la perdita di un legame significativo, questo sistema si attiva, generando sentimenti di sconforto, tristezza e disperazione.
Il sistema PLAY si manifesta soprattutto nei cuccioli di mammiferi, ma non solo: anche gli adulti mantengono forme di gioco sociale e competizione amichevole. Il gioco è cruciale per lo sviluppo sociale, cognitivo e affettivo, poiché consente di sperimentare dinamiche di cooperazione, competizione e apprendimento motorio in un contesto di sicurezza.
Uno dei grandi meriti del lavoro di Panksepp è l’apporto diretto alla pratica clinica. Identificando i sistemi emotivi che agiscono a monte dei sintomi, psicologi e psichiatri possono sviluppare strategie di intervento mirate:
Molte di queste strategie terapeutiche non si limitano a ridurre sintomi, ma agiscono su meccanismi di base che regolano le emozioni e il comportamento. In un’ottica integrativa, il modello di Panksepp permette di capire come intervenire contemporaneamente su più sistemi emotivi, aumentando l’efficacia della terapia.
Al di là della clinica, la conoscenza di questi sistemi emotivi può migliorare la vita quotidiana, dalla gestione dello stress alle relazioni interpersonali. Ecco alcuni suggerimenti pratici:
Applicare nella vita quotidiana questi spunti ispirati alle scoperte di Panksepp equivale a riconoscere in noi un funzionamento “di base” che condividiamo con molti mammiferi. Questa consapevolezza può promuovere empatia, sia verso noi stessi sia verso gli altri, e guidarci verso scelte più coerenti con i nostri bisogni emotivi profondi.
Le emozioni non sono mere sovrastrutture psicologiche, ma processi che affondano le loro radici in circuiti cerebrali antichi, condivisi da gran parte del regno animale. Jaak Panksepp ha avuto il merito di collocare le emozioni al centro della ricerca neuroscientifica, restituendo loro la dignità di forze evolutivamente rilevanti. Il suo modello dei sette sistemi emotivi di base ci ricorda che:
Dal punto di vista scientifico, la teoria di Panksepp ha aperto la strada a nuove ricerche sull’affettività e ha influenzato l’approccio terapeutico in molti settori in particolare in quegli approcci psicoterapeutici che integrano aspetti e scoperte neuroscientifche. Dal lato pratico, conoscere questi sistemi significa imparare a sintonizzarsi sui nostri stati emotivi e su quelli altrui, migliorando la qualità dei rapporti interpersonali.
In sostanza, il modello delle emozioni di Jaak Panksepp ci offre una chiave di lettura della complessa relazione tra cervello ed emozioni. Può aiutarci a comprendere meglio perché reagiamo in un certo modo alle sfide della vita e come possiamo sviluppare strategie per regolare e valorizzare il nostro mondo interiore.
A livello di sviluppo personale, l’invito è di coltivare la consapevolezza del funzionamento di questi circuiti in modo da allenarci a “premere i tasti giusti” quando ne abbiamo bisogno: dedicare più tempo al gioco, proteggere la nostra spinta esplorativa, imparare a gestire costruttivamente la rabbia e l’ansia, sapersi prendere cura degli altri e saper chiedere aiuto quando serve, riconoscendo le emozioni di lutto e tristezza come parte integrante della nostra esperienza di esseri viventi sociali.
Per chi desidera approfondire ulteriormente, una lettura consigliata è proprio Affective Neuroscience: The Foundations of Human and Animal Emotions di Panksepp, dove il neuroscienziato illustra in dettaglio l’evidenza sperimentale e il ragionamento teorico alla base dei sette sistemi emotivi. Altri studi scientifici, di stampo sia neuroscientifico sia psicologico, hanno continuato a esplorare e validare molte delle sue intuizioni, lasciando in eredità una conoscenza che resta un vero e proprio pilastro per capire la mente umana in una prospettiva integrata di corpo, cervello ed emozioni.
• Berridge, K. C., & Robinson, T. E. (1998). What is the role of dopamine in reward: hedonic impact, reward learning, or incentive salience? Brain Research Reviews, 28(3), 309–369. https://doi.org/10.1016/S0165-0173(98)00019-8
• Ikemoto, S., & Panksepp, J. (1999). The role of nucleus accumbens dopamine in motivated behavior: a unifying interpretation with special reference to reward-seeking. Brain Research Reviews, 31(1), 6–41. https://doi.org/10.1016/S0165-0173(99)00023-5
• LeDoux, J. E. (1996). The Emotional Brain: The Mysterious Underpinnings of Emotional Life. Simon & Schuster.
• Panksepp, J. (1998). Affective Neuroscience: The Foundations of Human and Animal Emotions. Oxford University Press.
• Panksepp, J., & Biven, L. (2012). The Archaeology of Mind: Neuroevolutionary Origins of Human Emotions. W. W. Norton & Company.
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