L’accettazione è un costrutto psicologico che si basa sulla consapevolezza che uno scopo, un obiettivo, una situazione sono irrimediabilmente compromessi e non possono essere perseguiti. Possiamo trovare difficoltà ad accettare la fine di una relazione significativa, la perdita di una persona cara o l’esordio di una grave malattia. Ma anche piccole delusioni o cambiamenti quotidiani possono mettere in crisi la nostra capacità di accettare. L’accettazione non è comunque qualcosa di semplice, piuttosto è la conclusione di un processo spesso doloroso che in alcuni casi può richiedere il supporto di un professionista.
Nel corso della nostra vita capita di dover affrontare situazioni che non abbiamo desiderato, a situazioni difficili che ci impongono dei cambiamenti drastici nella vita. Possiamo trovarci a dover accettare la fine di una relazione significativa, la perdita del lavoro, la diagnosi di una malattia invalidante. In altri casi i cambiamenti sono minori eppure possiamo comunque trovare difficoltà ad adattarci ai nuovi cambiamenti.
Quando qualcosa irrimediabilmente cambia nella nostra vita, la nostra mente è chiamata a svolgere un arduo compito, recuperare energie per ri-orientare la nostra vita, ricostruire nuove motivazioni e ottimizzare le risorse a nostra disposizione per il perseguimento dei nostri scopi. In una parola: accettare.
Eppure nonostante l’accettazione sia necessaria per andare oltre l’evento e riaprirsi alla vita può apparire spesso un compito arduo e difficile. Più semplice da dire che da fare. Quando veniamo investiti da un cambiamento non voluto possiamo essere invasi da emozioni negative anche molto intense. In genere queste emozioni sono rabbia, ansia e tristezza.
Nonostante siano emozioni vissute negativamente la psicologia ci dice che rabbia, ansia e tristezza possono essere tutte quante funzionali e utili. La rabbia può essere utile in quanto allontana dalle fonti potenziali del dolore. Al termine di una relazione significativa, ad esempio, la rabbia può aiutare a staccarsi dalla persona amata e favorire così un processo più rapido di elaborazione e accettazione.
Anche l’ansia è un emozione molto comune. Eventi imprevedibili infatti ci mettono davanti al fatto che non possiamo controllare completamente la nostra vita, che questa è per molti aspetti imprevedibile. L’ansia comuque ci porta a muoverci in maniera più cauta di fronte ad una situazione mutata e nuova. Infine la tristezza, che spesso accompagna le fasi finali del processo di accettazione, che può portare a chiudersi in se stessi, ma che può anche favorire la riscoperta di parti di sè e rilanciare così la vita verso nuove direzioni.
Il ruolo centrale dell’accettazione nei percorsi di psicoterapia è riconosciuto da molto tempo. E in genere, più il cambiamento è doloroso e traumatico, più diventa difficile il percorso di elaborazione e accettazione. Nel secolo scorso la dott.ssa Elisabeth Ross, medico psichiatra che ha studiato a lungo il processo di accettazione della morte da parte di pazienti con diagnosi infauste, ha identificato 5 differenti fasi del processo di accettazione:
Questa divisione in fasi, nata dagli studi della dott.ssa Ross su pazienti con diagnosi infauste, è stato osservata anche nell’ambito di altre forme di elaborazione del lutto come la perdita di una relazione significativa o, più in generale, con qualsiasi perdita emotivamente significativa.
L’importanza dell’accettazione come processo per garantire la salute mentale è da sempre sottolineato della psichiatria e della psicologia clinica. Negli ultimi anni, con lo sviluppo delle psicoterapie cognitivo-comportamentali di terza generazione, si sono sviluppati protocolli terapeutici che mettono l’accettazione al centro del percorso terapeutico.
Tra questi approcci spicca l’Acceptance and Commitment Therapy (che tradotto significa “Terapia dell’accettazione e dell’impegno”), una psicoterapia di terza generazione secondo la quale la sofferenza psicologica è causata non tanto dagli eventi di vita avversi quanto piuttosto dallo nostra poca disponibilità ad accoglierli e accettarli.
L’ACT invita infatti a coltivare la flessibilità psicologica, ossia la disponibilità ad accogliere ed accettare tutte le esperienze mentali, anche quelle spiacevoli, come emozioni e pensieri dolorosi. Come dice Nicola Maffini, psicologo e psicoterapeuta ACT, “la vita porta con se anche momenti dolorosi. Tutti noi ci ammaleremo, andremo incontro a delusioni, perderemo persone care. Tutto questo è normale. La vita è fatta anche di questo. Ma tante volte i problemi nascono quando cerchiamo di eliminare la sofferenza dalla nostra vita.”
Per approfondire l’Acceptance and Commitment Therapy puoi leggere questo articolo: Acceptance and Commitment Therapy. Cos’è l’ACT
“Secondo l’ACT infatti ciò che determina la maggior parte della sofferenza psicologica non è tanto la sofferenza in sè, quanto piuttosto i nostri tentativi di eliminarla. Parliamo infatti di evitamento esperienziale. Con evitamento esperienziale identifichiamo tutte quelle strategie che mettiamo in atto per non sentire la sofferenza (ad es. bere alcol) e che di fatto non solo non ci aiutano ad affrontare la sofferenza, ma rischiano di rallentare o bloccare i processi naturali di adattamento che la nostra mente può mettere in campo.”
“L’accettazione è l’opposto dell’evitamento esperienziale, significa aprirsi all’esperienza di tutte le emozioni e i pensieri, senza cercare di combatterli o scacciarli a forza. Significa riconoscere quali sono le strategie automatiche che mettiamo in campo per “evitare di sentire” e abbandonare tutte le soluzioni inutili. E iniziare a investire energie per andare nella direzione di una vita ricca e significativa.”
Uno dei modi per “fare spazio” e accettare pensieri e emozioni è attraverso la pratica della mindfulness. La mindfulness, pratica meditativa nata in oriente più di 2000 anni fa, consente infatti di sviluppare un atteggiamento curioso e non giudicante verso i propri contenuti mentali.
Conclude il dott. Maffini “l’accettazione è un atteggiamento che va sviluppato e va scoperto; significa imparare ad accogliere quuello che viviamo, con atteggiamento proattivo e aperto. Anche di fronte a momenti difficili della vita. La pratica della mindfulness può aiutarci in questo, a sviluppare un atteggiamento più aperto, per riconnettersi con se stessi e favorire un maggiore slancio nel cammino della vita.”
Presso il Centro Mindfulness dell’Ospedale Maria Luigia vengono organizzati, ogni settimana, meditazioni di mindfulness aperti a tutti. Vengono inoltre proposti percorsi di gruppo per l’approfondimento dell’Acceptance and Commitment Therapy aperti a tutti.
[maxbutton id=”4″ ]
L'attacco di panico è un evento caratterizzato da un'ansia molto intensa, tachicardia, fiato corto e… Read More
La depressione nell'anziano è una sfida crescente per la sanità moderna. Spesso, questa condizione è… Read More
La dislessia fa parte dei disturbi specifici dell’apprendimento (detti anche DSA) ed è un disturbo… Read More
I disturbi psichiatrici di cui si occupa la neuropsichiatria infantile sono molti e spesso necessitano… Read More
Nel panorama attuale delle terapie per i disturbi alimentari, una delle aree più innovative è… Read More
L'immagine corporea è la percezione che ognuno ha del proprio corpo e delle sue caratteristiche,… Read More