DISTURBI DELL’UMORE. SINTOMI, CURA E CLASSIFICAZIONE

disturbi dell'umore

I disturbi dell’umore sono un’insieme di sindromi chiamate anche “disturbi affettivi” nei quali il paziente vive una grave alterazione del tono dell’umore. Per poter parlare di disturbi dell’umore è necessario che l’alterazione sia duratura nel tempo, che interferisca sulle normali funzioni sociali e lavorative della persona. La cura dei disturbi dell’umore, come depressione o disturbo bipolare, prevede in genere trattamenti farmacologici e non farmacologici. In alcuni casi risulta necessario un ricovero ospedaliero.

Disturbi dell’umore

I disturbi dell’umore sono un insieme di patologie tra loro piuttosto differenti, ognuna delle quali è caratterizzata da alcuni sintomi specifici. Cioè che però li caratterizza tutti è l’alterazione patologica del tono dell’umore che crea marcato disagio psicologico oltre a problematiche nel funzionamento sociale e relazionale. Le alterazioni del tono dell’umore sono principalmente:

  • la depressione caratterizzata da tristezza, calo della spinta vitale e ideazioni negative.
  • la mania caratterizzata da eccessiva euforia, logorrea, aumento della velocità del pensiero fino a sfociare in sintomi psicotici come deliri.
  • l’umore misto caratterizzato dalla presenza di sintomi depressivi e sintomi maniacali in concomitanza detto anche “umore disforico“.

Alcune persone sviluppano solamente la tendenza a presentare un tono d’umore basso alternato a momenti di relativo benessere (umore in equilibrio) e si parla quindi di depressioni unipolari. Altri sviluppano invece un disturbo in cui si alternano momenti di depressione e momenti di mania (o ipomania). In questi casi si parla di disturbi bipolari o depressioni bipolari.

Disturbi dell’umore ed epidemiologia

La frequenza con cui si manifestano i disturbi dell’umore nella popolazione generale è molto alta rispetto ad altre patologie o disturbi psichiatrici. Il disturbo depressivo maggiore è il disturbo dell’umore più conosciuto e maggiormente diffuso. Secondo molti studi è il disturbo con il più alto trend di crescita soprattutto nella cultura occidentale. Secondo i dati dell’NCS-R nel mondo occidentale la probabilità di sviluppare un disturbo depressivo nell’arco della vita si aggira intorno al 17%.

Nel mondo, l’incidenza dei disturbi dell’umore è seconda solamente ai disturbi d’ansia e colpisce quindi una larga parte della popolazione mondiale. In Italia, secondo gli studi del European Study on the Epidemiology of Mental Disorders, la prevalenza di depressione maggiore e distimia nell’arco della vita è dell’11,2%. E’ quindi relativamente frequente nel corso della vita sviluppare un disturbo dell’umore. E’ altresì probabile che alcuni cambiamenti della società occidentale possano favorire una maggiore diffusione di questi disturbi.

Disturbi dell’umore e differenze di genere

Per quanto riguarda i disturbi depressivi è osservata una netta prevalenza del disturbo nelle donne (circa il doppio rispetto agli uomini). Anche se alcuni studi osservano come questa tendenza scompaia con l’avanzare dell’età. In età geriatrica, quindi per persone che hanno superato i 65 anni, la depressione senile sembra infatti colpire indistintamente uomini e donne. Per quel che riguarda invece il disturbo bipolare non c’è differenza tra sesso maschile e femminile e la probabilità di sviluppare il bipolarismo nell’arco della vita si aggira intorno all’1%.

Disturbi dell’umore e DSM 5

Il DSM 5 è il manuale statistico e diagnostico dei disturbi mentali ed è considerato il manuale di riferimento per la psichiatria a livello mondiale. Nel DSM 5 i disturbi dell’umore sono stati suddivisi in due categorie distinte:

  • i Disturbi Depressivi
  • i Disturbi Bipolari

Nonostante siano entrambi disturbi dell’umore, il DSM-5 preferisce dividerli in due categorie distinte per le differenze peculiari di queste due particolari categorie di disturbi. Esistono infatti due capitoli differenti, uno destinato ai disturbi bipolari e correlati e l’altro per i disturbi depressivi.

Disturbi depressivi

Più che di depressione, dovremmo parlare di “depressioni” , in quanto nel DSM-5 troviamo diverse sindromi all’interno del capitolo sui disturbi depressivi. Quando si parla di un disturbo depressivo è importante sottolineare come non tutte le modificazioni del tono dell’umore sono da considerarsi patologiche. A tutti capita di provare, in alcuni momenti della propria vita, sentimenti come tristezza, sconforto, pessimismo. Essere tristi è normale e fa parte della vita. Ma in un soggetto sano queste sensazioni hanno breve durata.

Si parla di depressione quando il disturbo dell’umore è pervasivo e influenza significativamente il funzionamento sociale, lavorativo e relazionale del soggetto. Riconoscere un disturbo depressivo in fase iniziale è importante in quanto, più rapida è la diagnosi, migliore è la prognosi. Molto spesso invece persone convivono con un disturbo depressivo per anni. Per poi arrivare ad uno specialista mediamente dopo due anni dall’esordio del disturbo.

Disturbo da disregolazione dell’umore dirompente

Il disturbo da disregolazione dell’umore dirompente è un disturbo che compare per la prima volta nell’ultima edizione del DSM. Questo disturbo è diagnosticabile in minori fino al diciottesimo anno di età. E’ un disturbo caratterizzato dalla persistente irritabilità che comporta scatti di rabbia e aggressività frequenti (almeno tre volte alla settimana). Elemento caratterizzante il disturbo è relativo ai sentimenti di irritabilità che permangono tra una crisi di rabbia e l’altra. Il disturbo da disregolazione dell’umore dirompente necessita, per poter essere diagnosticato, di un esordio compreso tra i 6 anni e i 10 anni di età.

Il disturbo da disregolazione dell’umore dirompente spesso evolve, in adolescenza o nella prima età adulta, in un disturbo d’ansia o in una depressione maggiore. E’ abbastanza frequente riscontrare questo disturbo in bambini che presentano ADHD o disturbi d’ansia nell’età dello sviluppo. Per le sue peculiari caratteristiche il disturbo da disregolazione dell’umore dirompente è oggetto di diagnosi e cura da parte dei servizi di neuropsichiatria infantile.

Depressione Maggiore

La depressione maggiore, detta anche depressione endogena, è una depressione non direttamente collegabile a particolari eventi (lutti, perdite, situazioni stressanti). I sintomi principali della depressione maggiore riguardato il tono dell’umore, la spinta vitale, i pensieri e la capacità di concentrazione. Nello specifico la depressione maggiore si caratterizza per questi sintomi:

  • umore depresso per la maggior parte della giornata
  • marcato disinteresse o piacere verso le normali attività
  • significativa perdita di peso o alterazioni dell’appetito (aumento o diminuzione significativi)
  • insonnia o ipersonnia persistente
  • agitazione psicomotoria o rallentamento della motricità
  • sensazione di fatica o di perdita di energie
  • bassa autostima o eccessivi sensi di colpa
  • diminuzione delle capacità di attenzione e concentrazione
  • ricorrenti pensieri di morte, ideazioni suicidarie o tentativi di suicidio

Secondo il DSM-5 per poter fare diagnosi di disturbo depressivo maggiore è necessario che siano presenti almeno 5 di questi sintomi per una durata di almeno due settimane.

Disturbo Depressivo Persistente

Il disturbo depressivo persistente, chiamato in passato “distimia” o “disturbo distimico” è un disturbo caratterizzato da un umore depresso cronico, che si manifesta quasi tutti i giorni, per almeno due anni. Possono verificarsi periodi in cui l’umore è “nella norma” ma tendenzialmente non durano che qualche giorno o qualche settimana. In genere questo tipo di disturbo è difficile da individuare in quanto i sintomi principali non sono così invalidanti come il disturbo depressivo maggiore. I sintomi del disturbo depressivo persistente sono:

  • scarso o eccessivo appetito
  • insonnia o ipersonnia
  • scarsa energia e senso costante di fatica
  • bassa autostima
  • calo della concentrazione e difficoltà a prendere decisioni
  • sensazione di essere “senza speranza”

Secondo il DSM-5 per poter fare diagnosi di una disturbo depressivo persistente è necessaria la presenza di almeno due sintomi sopra elencati per una durata di almeno due anni.

Disturbo Disforico Premestruale

Il disturbo disforico premestrule. Dopo anni di dibattito all’interno della comunità scientifica internazionale è stato inserito questo nuovo disturbo nel DSM-5. Questo disturbo è diagnosticato quando sono presenti, nella maggior parte delle fasi pre mestruali, almeno 5 dei seguenti sintomi:

  • marcata labilità emotiva (profonde oscillazioni del tono dell’umore)
  • irritabilità o rabbia o aumento dei conflitti interpersonali
  • umore sensibilmente basso, sentimenti di disperazione e pensieri auto-critici
  • ansia marcata, tensione o sensazione di avere i nervi a fior di pelle
  • riduzione dell’interesse verso le normali attività
  • difficoltà di concentrazione
  • senso di fatica e calo dell’energia
  • cambiamenti nell’appetito
  • senso di perdita del controllo della propria vita
  • sintomi fisici come indolenzimento del seno, dolori articolari o muscolari, senso di gonfiore e aumento di peso

Si ritiene infine che tale disturbo sia fortemente influenzato dagli ormoni e che questi giochino un fattore importante nella genesi del disturbo.

I disturbi bipolari

Tra i disturbi dell’umore, oltre ai disturbi depressivi troviamo i disturbi bipolari. A differenza dei disturbi depressivi, che sono caratterizzati da una sola polarità, (ossia il disturbo dell’umore si manifesta solamente con la variante depressiva) nei disturbi bipolari osserviamo la presenza di episodi maniacali o ipomaniacali alternati da episodi depressivi.

Nella mania o nell’ipomania l’umore si definisce “espanso“, elevato, euforico. Un paziente che presenta un episodio maniacale può mostrare logorrea, accellerazione del contenuto del pensiero, ridotto bisogno di sonno, attivazione psicomotoria, fino a portare a spese eccessive e comportamenti disinibiti. I disturbi bipolari sono così suddifivisi:

  • Disturbo Bipolare I: caratterizzato da alternanza di episodi maniacali, ipomaniali e depressivi
  • Disturbo Bipolare II: caratterizzato da alternanza di episodi ipomaniacali e depressivi
  • Ciclotimia: caratterizzata da alternanza di lievi episodi ipomaniacali e lievi episodi depressivi
  • Disturbo Bipolare indotto da sostanze: quando l’alterazione del tono dell’umore è attribuibile solamente a farmaci o sostante assunte dal paziente

Per maggiori approfondimenti sul disturbo bipolare leggi: Disturbo Bipolare o Bipolarismo.

Cura dei disturbi dell’umore

Nonostante i disturbi dell’umore siano disturbi particolarmente invalidanti e creino grave sofferenza a chi ne è affetto negli anni si sono sviluppate numerose cure efficaci. Nello specifico le classi di farmaci utilizzate nella cura dei disturbi dell’umore sono i farmaci antidepressivi, i neurolettici e gli stabilizzatori. Gli sviluppi costanti della terapia farmacologica hanno portato a sviluppare molecole sempre più efficaci nel trattamento dei diversi disturbi dell’umore. Non solo, si sono sempre più ridotti gli effetti collaterati dei farmaci aumentando così la disponibilità dei pazienti alla cura farmacologica.

Cura della depressione

In generale le depressioni unipolari tendono ad essere curate attraverso la terapia farmacologica e la psicoterapia. Entrambe queste forme di cura hanno mostrato una buona efficacia nel trattamento della depressione. Soprattutto se combinate insieme. Per maggiori informazioni approfondisci “Come curare la depressione”.

Cura dei disturbi bipolari

Per quel che riguarda la cura del disturbo bipolare vengono utilizzati farmaci antidepressivineurolettici e stabilizzatori dell’umore. La terapia si modula in base all’alternanza delle fasi bipolari, introducendo a seconda dei casi antidepressivi e antipsicotici che vengono aggiunti all’azione dello stabilizzatore dell’umore. Per maggiori informazioni approfondisci: “cura disturbo bipolare”.

E’ importante sottolineare che, per impostare una corretta terapia farmacologica, è necessario affidarsi ad un medico psichiatria. La numerosità delle molecole e i diversi meccanismi di azione dei farmaci necessitano infatti di uno specialista, per impostare una terapia che sia specifica per ogni singolo paziente.

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