IL BINGE EATING DISORDER – INTERVISTA AL DOTT. SCITA

binge eating disorder

In questa puntata di Mindset intervistiamo il dott. Franco Scita, medico psichiatra e responsabile del reparto dei disturbi del comportamento alimentare dell’Ospedale Maria Luigia. In questa intervista parliamo di un disturbo alimentare spesso poco conosciuto anche se particolarmente diffuso. Il disturbo da alimentazione incontrollata detto anche binge eating disorder.

Il binge eating disorder

Il binge eating disorder è stato inserito a pieno titolo tra i disturbi dell’alimentazione solamente con l’introduzione del DSM-5 ed è un disturbo alimentare un po’ particolare. Si caratterizza per un sintomo specifico che sono le “abbuffate”. Cosa intendiamo per abbuffate? Abbuffata vuol dire mangiare una grande quantità di cibo, superiore a quella che abitualmente una persona introduce nella sua dieta, in un periodo di tempo convenzionalmente definito di due ore. Ovviamente questo lasso temporale è una convezione e serve per definire un lasso di tempo. Ed è presente una caratteristica peculiare, che non deve mancare, cioè l’impossibilità di mantenere il controllo su quello che si mangia.

Durante un episodio di abbuffata una persona non è in grado di fermarsi anche quando si è sazi. E’ un mangiare voracissimo (il termine “bulimia” deriva dal greco e significa “fame da bue”) che è caratterizzato dall’incapacità di fermarsi e di controllarsi. L’episodio dell’abbufata termina o perchè la persona viene interrotta da qualcuno (spesso le abbuffate avvengano in solitario, c’è un grande senso di vergogna che si accompagna alle abbuffate), o perchè lo stomaco è pieno (alcune rare complicanze del binge eating disorder posso riguardare la rottura dello stomaco) oppure perchè non c’è più cibo a disposizione.

Questi episodi si accompagnano ad un grande senso di frustrazione e fallimento, sensazioni negative collegate al non essere stati capaci di mantenere il controllo sul proprio comportamento alimentare.

La cura binge eating disorder

La cura del binge eating disorder, come altri disturbi alimentari, prevede due linee giustapposte che devono andare assieme. Una delle due linee è quella che viene definita riabilitazione psiconutrizionale e che prevede un riequilibrio dei comportamenti alimentari e un conseguente apporto di calorie ottimali quotidiane. Anche in termini di tempi la persona deve dedicare un giusto e normale tempo per alimentarsi correttamente.

Questa condizione è necessaria ma non sufficiente per affrontare e superare il binge eating disorder. Il disutrbo da alimentazione incontrollata è infatti un disturbo psicologico, quindi il vero motore del cambiamento è il lavoro psicologico/psicoterapeutico.

Ruolo della famiglia e contesto sociale

La famiglia è il contesto sociale più importante ed è assolutamente un aspetto che può aiutare il cambiamento. Ad esempio in ragazze con disturbi alimentari, ad esempio l’anoressia, quando ancora non si trovano in uno stato di deperimento organico grave, il trattamento più utile è la terapia famigliare. Svolta secondo peculiari modalità in cui si sottolinea l’importanza dell’ambiente di provenienza della ragazza.

I modelli di trattamento della famiglia sono cambiati nel corso del tempo. E soprattutto è cambiato l’approccio. Fino a qualche anno fa c’era una sorta di colpa verso i genitori di coloro che avevano un disturbo alimentare ma oggi non è più così. Anzi la famiglia può svolgere un ruolo centrale nel superamento di questi disturbi.

Bulimia nervosa vs binge eating disorder

La bulimia nervosa, che è sempre stata considerata l’altra faccia dell’anoressia nervosa, è caratterizzata sì da comportamenti volti al controllo del peso (come restrizione alimentare) alternati a momenti in cui sono presenti abbuffate del tutto simili a quelle osservate nel binge eating disorder. Con una differenza sostanziale però.

Le persone con bulimia nervosa, dopo l’abbuffata, mettono in atto comportamenti di eliminazione del cibo che hanno ingerito. Il più frequente è il vomito, che in genere è autoindotto, oppure abuso di lassativi, diuretici  o una iperattività fisica esagerata che le porta alla consuzione. Tutto con l’obiettivo di eliminare quell’eccesso di calorie che hanno introdotto con l’abbuffata.

Prevenzione dei disturbi alimentari

Ci sono diversi modi per fare prevenzione sui disturbi alimentari. Alcuni di questi si è visto essere deleteri. Ad esempio andare nelle scuole a dare informazioni sui disturbi alimentari paradossalmente rischiava di aumentare il numero di coloro che esprimevano un disturbo.

Allora oggi la prevenzione si è spostata su due aspetti centrali. Il primo è la promozione dell’autostima degli individui, il secondo è dato dall’aiutare le persone a sviluppare un’immagine positiva e corretta del proprio corpo. Non definire la propria autostima in base al peso o alle forme del proprio corpo, quanto piuttosto sulla valutazione complessiva della propria personalità. Dal nutrire il corpo al nutrire l’intera personalità, per ritrovare autoefficacia e autostima.